VICINANZE DILUITE..
Stavo riflettendo che un tempo le persone vivevano rapporti molto più stretti e più intimi. Coloro che abitavano nello stesso stabile si conoscevano, ci si salutava in palestra, gli amici avevano maggiori momenti di aggregazione (non solo nei periodi dei mondiali di calcio), si parlava meno, si era meno in grado di comunicare, ma gli amori spesso duravano una vita.
Oggi tutti se non altro conoscono la parola CONSAPEVOLEZZA e di conseguenza il buon uso che se ne può fare nelle relazioni. Possono accedere ad un ascolto più attento, ad una gestione migliore di se stessi e della propria affettività. A quanto pare invece ciò che è accaduto paradossalmente, è stata un’inversione ; le persone a tale innalzamento di coscienza hanno reagito rinnegandola, hanno oscurato la capacità di leggere la realtà in modo chiaro e i rapporti vivono già da lungo tempo, un momento di massima gravità. Immaginate uno spot: “no consapevolezza, yes party.”..e una tipa che con la mano fa un gesto di rifiuto, magari anche una smorfia. Tutto… per non pensare e non sentire.
Perchè? Chiaramente la consapevolezza pesa, è ingombrante e richiede una costante manutenzione (COME IN FONDO ACCADE PER TUTTO CIO’ CHE CONTA DAVVERO). Con tanto di aumento di psicoterapie, i rapporti umani sono peggiorati, forse perchè come diceva il grande Hillmann in “Cent anni di terapia e il mondo va sempre peggio” il sostare per anni a parlare di sè, può portare come conseguenza ad un disinteresse per gli altri.
Ancora,sono raddoppiati con il miglioramento economico di un tempo, i problemi più marginali, che vengono scambiati e confusi con problemi molto più seri che stanno alla base. Non è solo questo, la tecnologia di fatto ha abolito la presenza fisica nei rapporti, o meglio non l’ha più resa necessaria. Si resta in contatto anche a vita senza mai più toccarsi, però vedendosi, volendo; si sentono gli amici su Facebook e si dicono frasi forti perchè protetti da uno schermo. Viviamo nel mondo dell’era visiva, dell’apparenza, con la conseguente disattivazione parziale o totale della capacità di ascoltare e di sentire. Poi ci si meraviglia se aumentano i giovani che hanno difficoltà relazionali, affettive e sociali. Se i primi a controllarli sono i genitori che con il cellulare si rassicurano di ogni loro mossa (o peggio come hacker del loro profilo Facebook. Io mi chiedo sempre: ma se poi viene messo sotto controllo perchè darglielo? ) ed evitano lo scomodo compito di insegnare a rispettare la fiducia. Ad insegnare cosa sia la fiducia. Non sono allora diluite quelle vicinanze? L’affettività agognata è vissuta da più della metà della popolazione con un senso di bisogno disperato, che si tramuta però di frequente, in un’incapacità ad accettare l’intimità. Lo stesso bisogno diviene un ‘inabilità ad accoglierlo, a cercarlo ed infine a restarci dentro. (insomma una sorta di nuovo girone dell’Inferno dantesco)
Da un lato ci sono relazioni che si consumano in un attimo, senza lasciare una traccia dei loro protagonisti, dall’altro c’è Facebook dal quale in fondo, una volta iscritti, non ci si cancella più. Resta attaccato come l’attack. E tutti quegli amici che ci si esaltano sopra, non sono forse rapporti diluiti, dosati con il contagocce, che hanno poco di un rapporto realmente “fisico”?
Questa società soffre di solitudine e di bisogno d’amore, fatto che i social network hanno capito e saputo sfruttare sapientemente. Nello stesso momento si sono sviluppate sempre più sindromi che riguardano la sfera affettiva, tra cui la dipendenza affettiva. La paura di non essere accettati e accolti è allo stesso livello della paura di appartenere. Quindi come se non bastasse la sindrome da dipendenza affettiva, sono esplose sindromi di dipendenza varia..lo shopping compulsivo, la sindrome da notifica da Facebook, da gioco d’azzardo, per non citare quelle più forti e più note. Radunano oggigiorno più i gruppi terapeutici di ogni genere, che le serate al pub.
C’è troppa scelta e poca responsabilità di scelta. In fondo oggi è come varcare un supermercato: ci sono mille cose che ci attirano, alcune delle quali sono superflue, ma finiscono nel nostro carrello. Usciamo portando una busta spesso carica di cose che in fondo non servono e magari ci siamo dimenticati di comprare quelle necessarie… che ne so? ok, sempre la carta igienica…ci sta…
Si hanno tanti amici a cui scrivere, meno sulla cui spalla poter piangere …l’importante è credere di averne tanti.
Si scambiano baci dopo la prima volta che incontriamo qualcuno e si danno così pochi baci alle persone care. Si baciano i bambini quando sono piccoli e finchè non scappano dall’imbarazzo adolescenziale, per tornare da grandi al punto in cui sono loro a ricercare i genitori, che ormai reagiscono a loro volta imbarazzati.
Si chiede come prima domanda a chi incrociamo come sta, eppure quanto potremo cogliere tale informazione, anche senza chiederlo, dalla semplice espressione del viso, se fossimo davvero interessati.
Desideriamo abbracci e serriamo le braccia…vorremmo esprimerci, ma poi ci blocchiamo…
Si è diventai parsimoniosi di tutto, prima del proprio tempo, di conseguenza di altruismo e poi di sogni.
Provate a fare questo esercizio, su un foglio di carta scrivete quali sono le dieci cose (certo, anche persone…) che più contano per voi, in seguito scrivete quanto tempo della settimana dedicate loro.
Se l’avete fatto e fatto con onestà, dovrebbe apparir chiaro che c’è qualcosa ( magari anche qualche cosetta) che non torna. La cosa bella invece, è che si può ancora porre rimedio…
Rebecca Montagnino
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