STATO DI TERRORE
Ho impiegato un pò prima di scrivere, ieri ero in stato di shock, di rabbia e di dolore. Ma non potevo tacere. Perchè quello che è accaduto a Parigi l’altra notte, riguarda tutti e rischia, per quanto a nessuno piaccia pensarci, di cambiare le vite di ognuno di noi.
Penso alle vittime, alle loro famiglie, a coloro che sono riusciti a sfuggire al massacro, ma che probabilmente non fuggiranno mai del tutto dal trauma. Alle volte in cui i genitori vorrebbero impedire ai figli di fare le cose che amano e ai figli che le fanno, perchè semplicemente e naturalmente vogliono la loro libertà. E’ un attacco in questo senso alla Libertà nel senso più alto del termine, alla voglia di vivere, che viene attentata e ferita, insieme a coloro che sono stati trucidati in modo così orrendo.
Penso a Parigi, la culla della civiltà ridotta al silenzio e in un città fantasma. Alle misure drastiche che verranno prese rispetto ai confini della nazione e alle conseguenze politiche e sociali che seguiranno.
Penso a quanti affanni sterili ci fanno vivere male, quanti tentativi di controllare e programmare, che si riducono a polvere difronte ad ad avvenimenti così orrendi.
Penso alla strategia di chi fa della propria morte la propria gloria, andando contro ogni principio di Amore e di Vita, infondendo terrore in noi tutti.
Non è facile ovviamente parlare di quello che ci sconvolge e che destabilizza la nostra sicurezza. Nemmeno io dimenticherò mai quell’attesa atroce della fine del blitz nella sala Bataclan, solo per sapere quante fossero le vittime, perchè era già chiaro che sarebbero state tante. Era un altro 11 settembre, meno spettacolare da un punto di vista mediatico, ma forse più violento, perchè sette focolai di attentati in contemporanea, gestiti da 20 persone, hanno messo in ginocchio una città di dieci milioni di persone. Ma quello che è peggio è il messaggio diffuso al mondo intero: il sentire che non possiamo più dirci tranquilli in nessun posto, meno che mai nella nostra quotidianeità.
In realtà è proprio questo il nodo cruciale, non cedere al Terrore, allo stato di paura. Questo non deve diventare il nostro stato, perchè intanto rappresenterebbe la vera sconfitta della libertà e la vittoria di chi ce la vorrebbe togliere, secondo perchè vivere nello stato di paura, ci costringe a chiuderci, rafforzando quel senso di individualismo che è la debolezza e la patologia della nostra società. Vivere nella paura è solo un modo per illuderci di allontanare il pericolo, ma è uno stato che ci immobilizza e paralizza.
Dedico questo post alla mia nuova nipote Mia, che è nata stamattina quasi a dire, la vita, la Luce a discapito di tutto; ancora e sempre deve prevalere il diritto di esistere, di lottare per ciò che conta, di amare e di essere amati, di dire la verità e di poter girare il mondo con quel senso di sicurezza e di stabilità che niente e nessuno ha la possibilità di sottrarci.
Aggiungo infine il link dell’articolo molto toccante di Roberto Saviano, che in nome della libertà di opinione, ha regalato quella della propria vita. htpp://www.robertosaviano.com/hanno-colpito-la-libertà-di-scegliere/,
Rebecca Montagnino
http://media.gettyimages.com/photos/the-library-at-holland-house-in-kensington-london-extensively-damaged-picture-id2635892
Gli inglesi ci hanno insegnato moto in questo senso. Che le “bombe” non fermino neanche oggi le nostre normali attività, la nostra “libertà di scelta”.
Flavia
Ancòra una volta, ed ancòra una volta di troppo, si palesa il disturbo di esistere : è senz’altro questa la sola matrice alla base di quanto è accaduto, di nuovo!! ; ed è solo la punta dell’iceberg che VOGLIAMO vedere . In questa forma così “plateale” di sopraffazione e atrocizzazione umana si mascherano e si confondono quelli che sono i germogli di alterazione dell’essere che comunemente eludiamo nella quotidianità : se manipolazione c’è stata a divenire tali distruttori e/o fanatici, qualcuno ha manipolato per operare con tal fine, e non è ipotizzabile che ciò sia ascrivibile ad un credo religioso pur primordiale nelle sue caratteristiche . Alla tristezza per l’accaduto, va debitamente a collegarsi la tristezza per l’ingenuità con cui partecipiamo sgomenti a tanta platealità senza la dovuta allerta per i nostri quotidiani e casalinghi laboratori di non consapevolezza sull’Essere Umani.