PERCHE’ LE NOSTRE PANCE STANNO SCOPPIANDO?
Perchè oggi abbiamo tutti problemi di intestino o di stomaco, dai 30 anni in su? Tra chi è allergico, intollerante, celiaco, stitico, con la gastrite, con il colon irritabile, chi fa diete, guardiamo con nostalgia la capacità che hanno i nostri genitori di ingerire e digerire qualsiasi cosa. Forse non è solo colpa dello stress, per quanto sia potentissimo ad intaccare le funzioni gastrointestinali.
Riflettevo tempo fa che oggi diamo troppa o troppa poca importanza al cibo, come se questo restasse l’unico veicolo a poter entrare nella pancia. Analizzando i disturbi che conseguono nell’alimentazione, mi viene da osservare la stretta connessione tra le disfunzioni dei nostri intestini e le disfunzioni delle nostre emozioni. Non è un caso l’epidemia dei disturbi digestivi perciò e l’aumento delle patologie relative all’anoressia o all’obesità. Gli eccessi o in un senso o nell’altro che si allontanano dall’equilibrio, sono sempre un segno di un bisogno sottostante.
L’intestino viene definito il secondo cervello, per la presenza degli stessi neuroni del cervello, ciò significa che reagisce allo stress e agli stati emotivi allo stesso modo e anzi, che tutte le volte che il cervello controlla e bypassa il problema, questo colpisce direttamente la pancia. http://www.greenme.it/vivere/
La pancia in fondo, sappiamo essere da un punto di vista psicologico, la sede del diaframma, quindi delle emozioni; basta pensare al linguaggio comune come utilizza questo concetto; avere un peso sullo stomaco, sentire un vuoto nella pancia, così come descrive l’ansia qualcosa che chiude lo stomaco. Possiamo affermare che molte delle nostre osservazioni partono dalle sensazioni che hanno luogo nella pancia, eppure o proprio per questo, le persone sembrano aver perso la nozione di sentimento e lo scambiano con le emozioni e le sensazioni. Hanno perso il contatto con la pancia, l’hanno costretta a sottostare alla volontà, le hanno detto “taci”, come fosse una cosa scomoda e ingombrante. Quello che manca oggi nella scuola, come nella famiglia, è un’educazione sentimentale, non solo emotiva o sociale, civica o politica. Galimberti parla spesso di alfabetizzazione emotiva, ovvero il riconoscimento delle emozioni e la loro gestione. htpp:// ww.psicolab.net/2009/superamento-del-disagio-giovanile-nella-scuola-dell’alfabetizzazione-emotiva-e-della-creativita/
Sarà perchè da adolescente mi sono infarcita di letture del periodo Romantico e sono cresciuta credendo nella forza dei sentimenti, anche quando destabilizzanti. Mi sono impregnata di ideali, di convinzioni che le emozioni fossero davvero vitali. Nel tempo invece ho visto sempre più che l’unica emozione che dominava era quella della paura (o ansia). Allora i nostri intestini inascoltati, le nostre seconde menti, si sono rivoltati. Forse è semplicemente un fatto biologico, l’unica restante via che hanno trovato le emozioni per farsi ascoltare. Il fastidio, la malattia, in fondo ci obbliga a prestare attenzione alle pance. Poi si può decidere ancora una volta di non ascoltarle.
La ragione e i sentimenti seguono due vie diverse; la stessa consapevolezza cognitiva attiva aree cerebrali più superficiali, mentre quella emotiva richiede un viaggio molto più lungo. Diceva Blaise Pascal ” La ragione non conosce le ragioni del cuore” .
Smettere di sentire vuol dire anche, rendersi capaci di tutto e di farsi fare di tutto. La convinzione che la volontà possa davvero dominare il nostro corpo e le nostre emozioni è una credenza pericolosa, perchè una vita senza emozioni è come un paesaggio senza colore e una vita senza contemplare i bisogni del corpo, è una vita inumana e malsana.
Ho visto nel tempo fiorire questa folle utopia, ben profetizzata in tanti libri che un secolo fa o quasi, parevano fantascientifici, mentre poi hanno dimostrato di aver semplicemente colto una deriva a cui il mondo stava andando incontro. Mi viene da pensare a “Il mondo nuovo” di A. Huxley , in cui gli uomini dovevano prendersi una sorta di droga, il soma, per non sentire più e produrre meglio, senza ribellarsi. Già capita oggi di vedere persone autocompiaciute quando governano le loro funzioni fisiche, come fosse un vanto.
Nell’era del narcisismo le emozioni, le pance diventano sempre più scomode, meglio apparire, richiede un minor sforzo, o razionalizzare, richiede meno sofferenza. Tutto pur di non sentire.
Se poi l’intestino o lo stomaco esploderanno o andranno ad atrofizzarsi, pazienza, vorrà dire che saremo tutti automi. In fondo già mandiamo una faccetta al posto di un vero sorriso (l’immagine di un ’emozione)… Il rapporto con il cibo e con le conseguenti funzioni di digestione e di smaltimento, forse tornerà ad essere sano, nel momento in cui non sarà più l’unica cosa che mettiamo nella pancia. Quando accanto al mangiare bio, l’uomo riscoprirà la facoltà di capire cosa sente davvero nella sua pancia.
Rebecca Montagnino
BIBLIOGRAFIA:
– Il cervello emotivo, J.Ledoux
– L’ospite inquietante, U.Galimberti
– Il mondo nuovo, A.Huxley
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