PASSIVI E/O AGGRESSIVI?
Il problema della maggior parte dei disturbi di personalità di oggi è che sono egosintonici, vuol dire che i sintomi vengono considerati come normali e vengono pertanto giustificati dal soggetto che li manifesta. Spesso trova spiegazioni logiche alla sua condotta o considera le lamentele di chi li sta vicino come esagerazioni. Per questo raramente chi ne soffre si rivolge ad una terapia, vi approda solo quando i sintomi divengono egodistonici, ovvero creano un malessere o una sofferenza per lui disfunzionale. Questo spiega in parte perchè molte persone con gravi disturbi, gravi nel senso che presentano sintomi seri, non si rivolgono ad un esperto. Quando lo fanno raramente hanno consapevolizzato il problema, il più delle volte i sintomi sono di altra specie e meno devastanti, ma se non altro possono essere l’inizio di un percorso.
Come nel caso del disturbo narcisistico di personalità di cui abbiamo sovente parlato, molte persone non se ne sentono minimamente afflitte; il più delle volte infatti i disturbi di personalità intaccano in modo vistoso la sfera relazionale e l’ abilità manipolativa di chi ne soffre, viene giustificata e rafforzata in una società dove la manipolazione è un fatto normale e condiviso da molti. Un altro disturbo di personalità molto frequente o anche presente come un tratto del disturbo narcisistico, riguarda l’aspetto passivo- aggressivo. Molto spesso questo comportamento anch’esso manipolativo si accompagna nella personalità narcisistica ad una difficoltà di essere criticati e non considerati speciali. Tale personalità agisce la rabbia in modo proiettivo, ovvero crea situazione o attiva comportamenti di disprezzo o di sabotaggio nei riguardi dell’altro, pur sapendo che lo feriscono. Non è quindi una rabbia agita in modo tradizionale o espressa verbalmente, anzi spesso i soggetti hanno la capacità di restare impassibili; è solo nei piccoli atteggiamenti che infastidiscono, nel sarcasmo, nelle omissioni, come nelle bugie, nelle critiche o nel disprezzo verso l’altro, che agiscono l’ostilità. Spesso non avendo contatto con le emozioni, non percepiscono loro stessi la rabbia, nè riconoscono l’ostilità latente nelle loro azioni. Il punto che hanno in comune con il disturbo narcisistico è appunto la mancanza del sentire e di conseguente una difficoltà a connettersi con le emozioni delle altre persone, pretendendo che tutto è loro dovuto sempre e subito. In entrambe è presente una componente di eccessiva considerazione per i propri bisogni, come a dire uno sviluppo di un sè grandioso e senza responsabilità. Ancora provano un feroce rancore per piccole mancanze nei loro confronti che di fatto poi non affrontano, preferendo chiudersi in un silenzio ostinato, mentre non si placano dall’agire in modo molto aggressivo verso gli altri. Come nel narcisismo un piccolo gesto di contrarietà scatena in loro l’ostilità, nella personalità passivo-aggressiva, il soggetto non si limita nel ferire senza per questo provare rimorsi o riconoscere minimamente la rabbia soggiacente. In origine questi comportamenti sono scaturiti da atteggiamenti genitoriali molto simili; un genitore molto critico, accanto ad uno molto passivo o ad alternanza delle due condotte nello stesso genitore. La paura alla base riguarda sempre la dipendenza dal giudizio altrui e dall’intimità.
La dottoressa Domizia Parri definisce il passivo-aggressivo come; ” una sottospecie di narcisista; queste personalità sono in grado di rendere nevrotiche chi sta loro intorno, ma attivano uno stile di abuso talmente subdolo che non si capisce come fanno a non accorgersene; una persona passivo-aggressiva ha moltissimo in comune con un narcisista “covert” (segreto, non evidente). Nel bisogno di dare un immagine perfetta di se stessi, nell’ambiguità tra quello che dicono e quello che fanno, per la paura della dipendenza, l’ostruzionismo. Hanno necessità di avere una relazione con qualcuno che funga da oggetto della loro ostilità, di coodipendente, qualcuno con un bassa autostima che sia disposto a scusare e tollerare il comportamento abusivo del partner. “
Anche Lowen diede un importante contributo in merito, affermando che l’aggressività quando non poteva essere agita durante l’infanzia, veniva bloccata e inibita in una forma di aggressività latente o rancore. Le persone che erano state private del diritto di sentire e agire il proprio bisogno, manifestavano da adulti un senso di offesa presente e pronto ad esplodere appena l’occasione richiamasse tale situazione, seppur non fossero presenti reali pericoli da cui erano minacciati. Questa forma di difesa agiva pertanto sempre in maniera latente e non riconosciuta dall’individuo, che era in grado di spiegare anche molto razionalmente i motivi della sua reazione o non era in contatto con la percezione emotiva di tali vissuti. L’aggressività eppure diventava una reazione distruttiva tanto per l’altro che per se stessi.
Il dottor Filippini parlando di rabbia narcisistica : “Forse sono stati feriti e umiliati troppo precocemente e intensamente rispetto a quanto la loro struttura narcisistica poteva sopportare; oppure sono stati troppo a lungo pompati ed illusi per i bisogni di qualche figura importante dell’ambiente, rispetto a quanto la loro struttura potesse contenere. …Quando fallisce il rispecchiamento emerge la rabbia .”
Ricordiamo inoltre che la rabbia è considerata un’emozione socialmente sconveniente, ma come anche “Inside out” insegna, spesso è una manifestazione pro-attiva che serve anche a manifestare l’assertività. A fine del post ho allegato due link, uno della Dott.ssa Parri prima citata in cui si evidenziano gli aspetti relazionali e sintomatici del problema e un altro che spiega come questo comportamento sia diffuso e non giustamente evidenziato nella nostra società.
Purtroppo queste condotte e questi disturbi non trovano la divulgazione che dovrebbero, mentre si parla di ansia e depressione su qualsiasi giornale non scientifico. La manipolazione è purtroppo una condotta assai diffusa e non riconosciuta da chi l’attiva, al punto di essere eticamente mal…ma accettata. (La stessa rivista Riza Psicosomatica ne dedica la copertina questo mese).
Il non sentire, la crisi dell identità, il tradimento del corpo, una società eccessivamente consumistica ed egocentrata, favoriscono l’aggravarsi di tali problematiche, che come un cerchio si chiudono in un senso di sofferenza taciuta ma intensa. Parleremo più avanti anche del narcisismo di chi opera nelle relazioni d’aiuto e che in parte contribuisce a spiegare la difficoltà di diagnosticare un disturbo che oltre ad essere una “moda”, è ricordiamo una grave epidemia.
Dott.ssa Rebecca Montagnino
BIBLIOGRAFIA
il passivo aggressivo sottospecie di narcisista
Cosa è il comportamento passivo aggressivo e perché è tanto diffuso nelle relazioni
-R.FILIPPINI Avventure e disavventure del narcisismo
LOWEN , Bioenergetica
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