NUOVE RESISTENZE o… La mancata connessione con le emozioni
Cosa sono le resistenze? Avete probabilmente sentito, o vi sarà capitato se siete stati voi stessi in terapia, di essere bloccati; sapete tutto, ma non capite perchè non cambiate, anzi vi arriva di commettere gli stessi “errori”. Spesso infatti le persone in terapia capiscono che devono cambiare, ma non lo vogliono “davvero”: sentono che qualcosa non va, sanno anche cosa, ma è come se mancasse la spinta al cambiamento. Al di là degli aspetti noti e ripresi dal link sottostante e per quanto possa sembrare strano che qualcuno che chieda aiuto, non sia poi determinato a cambiare, in realtà questo avviene molto di frequente.
Innanzitutto esiste una bella differenza tra sapere e avere consapevolezza, tra capire e comprendere, termini che vengono immancabilmente confusi. Avere l’informazione del proprio stato non significa averne la consapevolezza, che come abbiamo detto più volte, è un processo più completo e lungo di conoscenza ed implica l’attivazione di aree cerebrali più profonde.
Le nuove resistenze quindi oltre a quelle note come l’autosabotaggio, la pigrizia, la paura di cambiare ed uscire dalla propria zona confort o dai vantaggi secondari, riguardano la difficoltà sempre più in aumento di connettersi al corpo e alle emozioni. Nella nostra era il materialismo, il nuovo modo di vivere veloce, la prevalenza di processi razionali, il bisogno forte di approvazione hanno soppiantato molto tutto il lato emotivo. Di conseguenza cambiare è un pò come sapere che fumare fa male quindi si deve smettere, e sentire invece il bisogno di smettere. Così le persone si dicono “devo” cambiare i miei pensieri, azioni, abitudini, ma non sono in contatto profondo con le loro emozioni ( e-mozioni, che fanno muovere appunto); sanno che devono, solo perchè è giusto, è logico, è sano. Il dovere da solo non basta in genere ad avviare il cambiamento, specie se manca il desiderio viscerale, la voglia interiore che motiva l’intenzione, non solo razionale. Questo spiega anche perchè la terapia, a differenza di una cura farmacologica, dove la cura è racchiusa in un gesto e in una medicina, è un percorso e richiede allenamento, per riappropriarsi del sentire perso nei meandri della fanciullezza.
Le persone sentono il bisogno di far passare una mal di testa velocemente, perchè sentono nel corpo sensazioni che rendono invalidanti il vivere, sentono il dolore. Così come sentono il bisogno di spostarsi da un rumore forte o da un odore nauseante. Lo stesso non avviene per i mali interiori, il fastidio fisico è più sopportabile di quello emotivo, se quello emotivo non viene “sentito” a livello anche fisico. Le richieste emotive del corpo sono assopite dunque, così come lo diventa il desiderio di star meglio.
Sebbene la pratica dello sport sia aumentata ed il corpo ne sia lo strumento, viene modellato/rafforzato/sottoposto a stress per renderlo diverso da quello che è, perchè non viene accettato per come è fatto o per superare sfide personali o competizioni. Non viene perciò comunque ascoltato, percepito. Rimane il “mezzo” appunto. La propriocezione.è invece la percezione del corpo (nota anche come cinestesia) e la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli, senza il supporto della vista. È considerata un sesto senso in quanto è regolata da una parte specifica del cervello. . ). Il corpo ancora se ascoltato, ci indica cosa gradiamo, cosa non tolleriamo, cosa di cui siamo carenti a livello nutrizionale. Ma tutto questo viene mai considerato? Persino i bisogni fisiologici primari, basici, non vengono più ascoltati, ma sono condizionati da altro che i loro naturali ritmi biologici.
Il nostro corpo lo ascoltiamo, forse, quando si ammala fisicamente ma anche qui non abbiamo un reale contatto in quanto avvertiamo solo un fastidio, senza chiederci perchè si sia ammalato.
Al suo interno ci sono le emozioni, che ci dicono quando qualcosa ci piace, quando qualcosa ci ferisce, ci infastidisce; senza sentire, il processo di cambiamento si limita al fare qualcosa che non è vissuto profondamente. Non sentire le emozioni quindi diviene un reale impedimento al vero cambiamento. Si lavora su stessi e la propria autonomia perchè si deve, non perchè si vuole; senza perciò la paura che non non raggiungere un tale stato sia un problema limitativo o senza il piacere che raggiungere questo stato sia un beneficio enorme nella nostra vita. I tanti “non lo so ” che vengono detti come risposte a domande in terapia, dipendono anche dal mancato riconoscimento fisico delle emozioni, che quindi va ritrovato e allenato.
Sentire il corpo è un passo per amarlo, per capire le emozioni come ci indirizzano, come nascono e come possono essere gestite. Spostare quindi la consapevolezza al suo interno forse non è la chiave del superamento delle resistenze, di sicuro ne è però un’ importante porta.
Rebecca Montagnino
https://lamenteemeravigliosa.it/resistenza-non-vuoi-curare-le-emozioni/ h
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