IL PROBLEMA NON E’ NEL CHECK IN, MA NEL CHECK OUT….
Durante il corso della nostra vita, nella nostra testa passa un pò di tutto. Da immagini belle, ad altre prive di senso, a ricordi che sbiadiscono, ad altri che restano vivi per sempre, ad altri ancora che spariscono inspiegabilmente, sebbene nel momento in cui li abbiamo creati, ritenevamo anche con una certa sicurezza, che sarebbero esistiti all’infinito. Come ancora pensieri futili, interessanti, significativi, comici, ma anche nefasti e tossici.
Fin quì ci ritroviamo più o meno tutti..
La notizia è che siamo noi a scegliere cosa mettere nella nostra testa. Ovvero: persino i pensieri che ci sembrano incontrollabili e incollati in qualche angolo remoto della nostra corteccia, in realtà arrivano a tutti e ne siamo consapevoli. Il che implica che pensare per un momento anche alle cose più brutte, come alla nostra morte, non significa che di lì a poco moriremo. Non è il check in il problema. Perchè (quello che molti sembrano non aver davvero mai sospettato ) è che i pensieri che ci disturbano, come le convinzioni che ci bloccano, siamo noi a produrle ma soprattutto a poterle cacciare, con la volontà, con escamotage, facendo altro, pensando ad altro.
Alla domanda cosa penserebbe la tua mente se non si concentrasse ossessivamente (permettendo così di occupare uno spazio mentale sempre più vasto) su quella cosa, su quel problema, su quella persona, spesso la risposta è non lo so. Come se i nostri pensieri ce li infilasse qualcun altro…Quel pensiero tossico invece di essere modificato o annullato rimane, fissandosi spesso al punto da diventare desiderio. Solo che lo stiamo scegliendo noi. Abbiamo noi il potere di selezionare a cosa pensare e di conseguenza cosa provare. Abbiamo noi il controllo e la gestione di come vogliamo vivere.
Basterebbe guardarci attorno, cercare cose belle, scegliere. Decidere cosa mettere nella nostra testa.
Non è vero che non siamo padroni di niente, lo siamo, così come siamo responsabili di un’onestà anche spietata verso noi stessi. Dei nostri pensieri, della nostra mente, siamo i proprietari. E’ quindi il check out ciò che conta, lo spazio e il tempo in cui permettiamo a tutto ciò che ci intossica di gravitare nella testa, di invadere il nostro corpo. Più lasciamo che i pensieri tossici permangono, più rafforziamo le sinapsi, velocizziamo il ripetersi di schemi limitanti ,ingolfiamo il nostro umore di negatività. Possiamo invece spostarci mentalmente, combattere ruminazioni e intrusioni che ci affliggono; non sono i pensieri che controllano noi, sebbene sia comodo ritenerlo. Riflettendoci ci accorgeremo che la sosta di questi pensieri è maladattiva, non anticipa e non impedisce agli accadimenti di arrivare, non ci preserva dalla sofferenza, semmai ce la fa vivere ancora prima.
Acquisire apertura mentale, flessibilità, essere attenti ai pensieri ancora più che agli abiti che indossiamo, o a quello che possono dire gli altri, è una grande ricchezza che non costa niente. Quanto tempo spendiamo per questo genere di cose, con quale cura scegliamo le immagini mentali? Einstein affermava che usavamo solo un 10% del nostro potenziale intellettivo, cosa accade se lo usiamo pure male o per cose inutili?
A volte ci accorgiamo in tal modo che abbiamo speso mesi, anni, a cercare giustificazioni al comportamento nostro o altrui, ci fissiamo su situazioni che non hanno via d’uscita senza considerare che avremo potuto usare quei lunghi momenti per migliorarci, imparare una lingua, leggere o semplicemente contemplare la bellezza…
E’ il tempo che dedichiamo a nutrirci di cose che ci fanno male che determina il nostro malessere; così come è il tempo che dedichiamo a coltivare le cose che ci arricchiscono, ripuliscono, commuovono che determina il nostro star bene.
Rebecca Montagnino
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