I LOVE .. ..MY PHONE
Vi colpisce questa foto? Eppure è un’immagine che vediamo quotidianamente ormai da così tanto tempo, che non ce ne accorgiamo nemmeno più, fa parte del nostro normale scenario di vita. Penso che molti di voi guardandola avranno sorriso pensato all’assurdità di questa dipendenza. Da un lato infatti se ci soffermiamo a riflettere è a dir poco eccessiva la venerazione data allo smartphone, dall’altra è diventata un’abitudine che non ci sorprende più. Così se viviamo perennemente connessi siamo altrove o con altre persone, non ci rapportiamo con chi abbiamo difronte, non li diamo la giusta importanza e in fondo non la diamo nemmeno a noi stessi. Questo a meno che ci soffermiamo a chiedercene il senso o non lo valutiamo come un comportamento distorto; allora realizziamo quanto ci discosta dal vivere il presente. Anni fa ero ad un concerto di una band tra l’altro contraria all’uso dei video durante il live, perchè il live appunto è nel presente e non nel video che postiamo o che rivedremo dopo due ore. Ero sotto il palco e la ragazza che avevo conosciuto da poco riprendeva l’esibizione dal suo smartphone, era così assorta che le dovetti dare tre gomitate per farle realizzare che avevamo il frontman in quel momento a sei metri davanti a noi. Il tempo di capirlo e quell’attimo era passato. La dipendenza dallo smartphone aveva vinto sulla possibilità di esperire realmente quell’attimo.
Dalle ricerche sull’uso del telefono, sembra che lo visitiamo almeno 150 volte al giorno, nei momenti morti, come in qualsiasi momento oramai a discapito di altre esperienze che potremmo avere nel presente. Che sia come nella foto in momenti di socialità, che sia alla guida della macchina, che sia una verifica di quanti si ricordino che esistiamo, che sia nelle mani di un bambino per calmarsi. In Cina già sono presenti dal 2014 percorsi pedonali per chi cammina inchinato a leggere sul telefono, ne sono nati da poco anche a Washington, dopo che nemmeno le multe hanno disincentivato le persone ad usarlo in maniera pericolosa. Il fatto che crei disattenzione o deconcentrazione è diventato quindi una normale logica conseguenza. Per la vita nostra ed altrui, nelle relazioni sociali come in quelle affettive.
Oltre alla dipendenza, le patologie che ne conseguono sono molteplici; dalla nomofobia (paura di non essere connessi) o l’ uso problematico dello smartphone, caratterizzato da un attaccamento psicologico eccessivo che provoca gravi conseguenze a livello funzionale ed emotivo. Si parla di dipendenza in quanto presenta gli stessi sintomi di altre dipendenze: perdita di controllo, bassa tolleranza e astinenza. Si è visto inoltre che i recettori cerebrali che attivano la dopamina (centri del piacere) aumentano a seguito dei like ricevuti, creando perciò alla lunga un comportamento compulsivo di ricerca di quella sensazione. Allo stesso modo l’astinenza da, provoca sensazioni di vuoto e di angoscia come negli attacchi di panico.
Si parla ancora di ringxiety (ring e anxiety) , cioè il disturbo di cui soffre chi crede di avvertire notifiche inesistenti: le persone in questione provano stati d’ansia dovuti a squilli o vibrazioni che in realtà non esistono.
La funzionalità di quest’oggetto come la sua trappola sta proprio nel fatto che lo rende di facile utilizzo, è un piccolo computer che per la sua leggerezza e dimensioni, ci consente di usarlo ovunque. Diviene perciò una sorta di compagno di vita con tutte le conseguenze sul piano socio emotivo, come possiamo vedere dal seguente video.
La verità è che il nostro telefono è diventato un nostro alter ego, contiene la nostra vita, i nostri segreti, ci dice tutto, ci guida quando ci perdiamo, ci permette consolazione quando la chiediamo, ci connette con le cose che vogliamo, ci consente di comprare cose ovunque siamo. L’amante o l’amico perfetto specie se cerchiamo ancora un rapporto simbiotico, come nel film HER.
Lo abbiamo talmente idolatrato e sostituito nelle relazioni da pensare che possa essere davvero una compensazione della distanza e del contatto vis a vis; parafrasando una famosa frase di Weiser, potremmo affermare che “il mondo digitale è solo una mappa non è il territorio“…Il telefono invece lo abbiamo reso il nostro indicatore di sicurezza: è tutto ok, ti cercano, hai le notizie che ti servono, mentre invece non recepiamo quanto la ricerca costante e compulsiva di queste, sia generatore di ansia.
Se immaginassimo di non usare (perdere????) gran parte del nostro tempo con il nostro totem adorato, come spenderemmo invece quei minuti di vita e con chi?
Rebecca Montagnino
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