” IL CORSO DELL’AMORE”
” Nell’amore crediamo di ricercare la felicità, ma in realtà è la famigliarità ciò che vogliamo. Tentiamo di ricreare, nelle nostre relazioni da adulto, i sentimenti che conoscevamo nell’infanzia e che raramente si limitavano alla tenerezza e all’affetto. L’amore che la maggior parte di noi ha assaggiato da piccolo era intrecciato con altre dinamiche, più distruttive: il desiderio di aiutare un adulto fuori controllo, la sensazione di essere privati del calore di un genitore o spaventati dalla sua rabbia, di non sentirsi abbastanza sicuri da confidare i nostri desideri più problematici. Appare quindi del tutto logico che da adulti ci troviamo a respingere certi candidati non perchè siano sbagliati ma perchè un pò troppo giusti- nel senso di eccessivamente equilibrati, maturi, comprensivi, affidabili- se si considera che nel profondo sentiamo queste virtù estranee ed immeritate. Inseguiamo persone più appassionanti, non perchè crediamo che con loro la nostra vita sarà più armoniosa, ma per la sensazione inconscia che risulterà familiare e rassicurante nel riproporre i consueti meccanismi di frustrazione” ALAIN DE BOTTON-IL CORSO DELL’AMORE-
Questo splendido estratto, estirpato da un altro bellissimo romanzo di De Botton racchiude in poche righe la teoria dell’attaccamento di J. Bowlby e spiega in modo magistrale perchè ci attacchiamo a persone tossiche o che non ci rendono felici, sulla base di schemi appresi durante l’infanzia. Non solo il nostro cervello stenta a riconoscere come pericolosi certi stimoli o comportamenti, proprio perchè abituato e abituato soprattutto in situazioni in cui non potevamo leggere la realtà in modo diverso. Spiega perchè di conseguenza tanti legami falliscono, dopo un periodo iniziale di apparente felicità. Non è unicamente per causa del rapporto vero e proprio che languisce non riuscendo a soddisfare l’ entusiasmo iniziale (o meglio la pretesa di un periodo perennemente idilliaco); per usare le stesse parole di Bowlby :” Non solo esiste una forte interazione tra le esperienze sfavorevoli, ma si verifica anche un’aumentata probabilità che chi ha subito un’esperienza sfavorevole, ne subisca un’altra. Perciò le esperienze negative infantili hanno degli effetti di almeno due tipi; per prima cosa rendono l’individuo più vulnerabile a esperienze avverse più tardive. Secondariamente aumentano la possibilità che si vada incontro a esperienze del genere. ”
Sapere di essere attratti da una famigliarità malsana non ci piace e questo spiega la fatica con cui neghiamo ciò che viviamo raccontandoci storie, trovando altri motivi, spesso sottoponendoci ad esami e cambiamenti. Diffidiamo delle nostre percezioni, dai segnali che arrivano e che respingiamo, mentendo ancora prima che al mondo, a noi stesi, per mantenere quel legame che nel suo malessere conserva per intero l’odore di dinamiche della nostra infanzia. Anzi, spesso ricerchiamo quel calore per anni senza capire che forse ciò che non meritiamo è proprio la ripetizione di certi schemi e frustrazioni. Ci appare desiderabile quello che più ci nuoce, per il terrore che senza dovremo fare i conti con noi stessi e con le nostre irrisolutezze, per poi affrontare l’altro e prendere una decisione. Tante volte dietro la benevolenza, l’indulgenza si nasconde esattamente ciò che più ci ripugna o che più temiamo, insieme alla paura che se togliessimo quel buonismo pericoloso, dovremo assumerci la responsabilità delle nostre relazioni. Così dietro un atto d’amore finiamo per mettere un atto di dolorosa debolezza.
Rebecca Montagnino
BIBLIOGRAFIA:
-IL Corso dell’amore, A. De Botton
-Una base sicura, J. Bowlby
Certamente condivisibile. Il sentimento non scaturisce dalla freccia di cupido anche se può far comodo pensarlo.
Mi sento anche di non poter escludere che oltre al sentimento anche le preferenze sessuali dalle quali deriva l’attrazione siano influenzate allo stesso modo e mi chiedo cime sia possibile che un neonato venga strappato alla madre e dato a due omosessuali solo perché sono più ricchi?