COMBATTERE LO STRESS CON L’ ASSERTIVITA’
Abbiamo più volte affermato: l’unico potere (variante della parola controllo il cui significato e la cui funzione è ben diversa), che noi possiamo esercitare sulla nostra vita, riguarda le emozioni che proviamo e i pensieri che creiamo.
Avere contatto con queste due parti permette infatti la cosìdetta centratura, ossia quello stato di equilibrio che non solo favorisce benessere, ma ci supporta nei momenti difficili della vita. Ciò che accade intorno a noi ci può ferire comunque, la differenza sostanziale è che conserviamo la nostra integrità. Se noi quindi possediamo un potere personale interiore (ci sentiamo abili, capaci “di”), siamo padroni della nostra vita e ci sentiamo in grado di gestire le situazioni che incontriamo. Questo piccolo dettaglio ci aiuta a concretizzarle realmente creando anche a livello chimico nel nostro organismo il cosìdetto effetto placebo
TENDENZA ATTUALIZZANTE Lo psicologo C.Rogers dava a questo termine il seguente significato: ” La sola persona che non può essere aiutata è quella che getta la colpa sugli altri. In ogni organismo, in ogni uomo compreso, c’è un flusso di costante teso alla realizzazione costruttiva delle sue possibilità intrinseche, una tendenza naturale alla crescita”.
Tanto più percepiamo questo potere, tanto più abbiamo delle convinzioni realistiche, razionali, che ci permettono di avere un alto livello di resilienza. Quello che ci accade in genere è meno disfunzionale, contrariamente a chi non sente il minimo senso di potere sulla sua vita, le cui convinzioni sono di inadeguatezza, impossibilità di agire (effetto nocebo anche a livello fisico). Molto spesso se analizziamo la vita di chi percepisce questo senso di im-potenza, è una vita piena di incidenti e problemi costanti.
Esiste un legame tra lo stress e il subire l’esistenza: lo stress infatti è un mancato adeguamento alle circostanze. Se sento perciò di non potere, di non avere il controllo su me stesso, di non sapermi difendere, di non possedere le risorse, avrò delle reazioni che conseguono a tale stato. Non solo lo stress infliggerà sulla mia salute fisica, ma anche su quella mentale.
Anche le convinzioni irrazionali su cosa sia giusto o meno possono rappresentare una trappola che eleva il livello di stress: per quanto il ragionamento possa essere logico e anche ragionevole, le circostanze esterne sono diverse e mantenere un tale approccio genera delle aspettative irrazionali che una volta frantumate, attivano la frustrazione.
L’IMPORTANZA DI ESSERE ASSERTIVI. Se so esprimere il mio malcontento e i miei bisogni (non parliamo poi dei miei diritti), vuol dire che posso provare ad uscire da una situazione che mi fa star male; questa forza altro non è che la volontà interiore. Se invece subisco, perdo il mio potere e la mia capacità di servirmene. Molti pensano che sia attraverso la rabbia che avviene questo: la rabbia può essere la miccia che innesca un processo che fa ci realizzare il malessere e decidere di agire. Se persistiamo nella rabbia, sappiamo tutti che i soli a cui nuoce siamo noi stessi.
Il comportamento passivo come quello aggressivo sono fonte di rabbia e quindi di stress; nel primo che ingoio, nel secondo che esterno, ma sia che manifesti comportamenti di fuga o di attacco, mi procuro un malessere.
L’assertività non equivale al comportamento zen, quanto alla capacità di esprimere ciò che pensiamo e soprattutto sentiamo senza sensi di colpa o di ingiustizia che ne inquinano l’espressione. Permette perciò di togliersi da quella condizione inquinante del subire la vita, senza avere nessun controllo che è fonte primaria di stress e in quanto tale, fonte di numerose malattie.
CHIEDETE E VI SARA’ DATO. Quello che nessuno crede prima di comprendere appieno cosa significhi essere assertivo è che una volta che lo siamo e che le nostre convinzioni concordano con il fatto che sia giusto e doveroso esprimere ciò che pensiamo, tutto diventa più facile. Semplicemente diviene naturale e se non ci sono convinzioni ostacolanti che generano emozioni quali la paura, l’imbarazzo, agli altri arriviamo in modo diretto ma anche più leggibile all’altro. Inoltre, fatto che ribadisco sempre. Se sono centrato a risolvere qualcosa e lo faccio senza attendere che il rimurginio, l’indecisione mi logori, non arrivo male, ma verrò percepito con il benessere che provo nel pensare/focalizzare quella situazione risolta.
Ricordiamo inoltre come il concetto di assertività sia legato a quello di rispetto: se mi nutro di rispetto, saprò scegliere cosa è bene per me anche usando la disciplina. Vivendo in questo modo diverrà di conseguenza molto più facile esigere il rispetto dagli altri e allo stesso tempo rispettare gli altri. Il valore del rispetto diviene un valore inalienabile in tutti i sensi.
QUESTIONE DI SINCRONIZZAZIONE. Ciò che conta per essere assertivi come più volte affermato, non è il comportarsi come, quanto cambiare qualcosa di più profondo: l’identità. Fare modelling e coping, cioè comportarsi come se; assumendo e ripetendo con costanza altre convinzioni e comportamenti, porta ad un cambiamento ( in grado di modificare e aprire nuove sinapsi). Una strada per chi chiede sempre cosa fare, è proprio questa.
La seconda, che conduce comunque allo stesso risultato, incidendo direttamente laddove è più necessario, è: mettere in discussione quelle convinzioni sull’identità che ci impediscono di essere assertivi. L’assertività è un processo naturale, non occorre forzarlo; quando si crede profondamente che esprimersi sia legittimo e normale. Essere assertivi infatti è una questione che riguarda l’identità, il nucleo più profondo. Diverso dal fare e diversi sono pertanto i risultati.
Può perciò accadere che finchè le convinzioni remano in senso opposto, provocando paure, imbarazzi e sensi di colpa, l’effetto raggiunto non sia autentico ed arrivi pertanto esternamente in modo non assertivo.
Sincronizzare comportamento con convinzioni nuove, conoscere e seguire i nostri valori è sempre fondamentale per avere un vero cambiamento. Sarà quindi da un lato l’esercizio ripetuto, dall’altro il confutare le convinzioni negative in proposito assumendone altre che mostrino quanto sia limpido ed efficace essere sè stessi, il conseguimento di una reale ed autentica assertività. Quando decideremo che non dobbiamo più patire la vita, ma siamo in grado comunque e sempre di poter rispondere a cosa ci accade in modo meno passivo, quando quei confini tra ciò che non volgiamo e ciò che vogliano saranno ben delineati, avremo ottenuto la via per la centratura. Ad un piccolo prezzo; rinunciando al bisogno di accettazione, che vuol dire smettere di subire la vita, assumendosi la responsabilità di essere sè stessi.
Rebecca Montagnino
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