CHEROFOBIA…

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In teoria la paura della felicità sembra incomprensibile, in pratica invece la conosciamo un pò tutti.

Avevo deciso di scrivere un post leggerino in questo periodo, infatti mi ero salvata il link sottostante tempo fa e immaginavo potesse essere adatto per una lettura sotto l’ombrellone (ma in fondo perchè sotto l’ombrellone si devono leggere per forza argomenti meno impegnati?). Rileggendolo oggi mi accorgo che il bel suono della parola nasconde un significato assai pungente; la paura di ottenere la felicità o meglio di raggiungere uno stato di serenità e di equilibrio. Va da se che la cherofobia comporta la paura e i tentativi di autoboicottaggio per raggiungere ciò che si desidera. Sembra assurdo se non consideriamo la complessità della mente e della natura umana; lo sembrerà perciò tale a tutti coloro che vedono nella psicologia un insieme di nozioni inutili, di cui però restano intrappolati, per gli altri in fondo è un argomento poco digeribile ma già assaggiato.

Quando si pensa alla reticenza a star bene ognuno si dice “chi , io?” credendo non lo riguardi , eppure capita, magari non ci piace ricordarlo, di aver pensato “ora sto bene, ma tanto passa, quindi che ci credo a fare?”. Così accade che arriviamo in vacanza e contiamo i giorni che mancano alla partenza, godiamo di uno spettacolo e contiamo il tempo che manca alla fine. L’illusione è che non credendoci troppo, non staremo male quando finisce. La verità è che così non ci godiamo mai il presente, anche e soprattutto in quegli attimi di felicità in cui potremmo. L’attesa del dopo arriva il peggio non è un modo per evitare la sofferenza, quanto quella di evitare il piacere.

È la nostra luce, non la nostra ombra, quella che ci spaventa di più” N.Mandela

Esiste nell’uomo, specie in quello odierno, una predisposizione crescente alla lamentela creata dall’eccessivo benessere e dalla diminuita capacità di tollerare le frustrazioni. Ha bisogno di trovare sempre qualcosa che non va, più di quanto faccia il contrario e vi dirò che se fate parte di questa seconda categoria verrete anche un pò aggrediti. Come se osare calmare la mente, cercare non il lato positivo, quanto il significato che diamo agli eventi, sia dannoso per chi non potendo fare a meno di lamentarsi, vede rubata la scena al suo bisogno di tormento. Quest’atteggiamento se è fastidioso per chi circonda l’eterno insoddisfatto, lo è molto di più per chi si aggrappa a questo sistema, finendo per farne la sua identità. Perciò insisto sempre su quanto sia importante stare attenti al proprio linguaggio interiore e sociale. Basta già talvolta correggere l’espressione usata ad incipit quando descriviamo una situazione, “il problema è” con “il fatto è” che la nostra mente respira in modo più aperto.

Una ragione per cui temiamo di star bene è un senso di apparente sicurezza che ne deriva, in realtà un senso di controllo mascherato come tale. Ci sembra che così facendo evitiamo di illuderci o di ricadere poi, stato con cui tra l’altro attiriamo esattamente il contrario, o che così facendo evitiamo di restare delusi. Di sicuro chi non risica non rosica, nel senso che chi non rischia, di fatto vive parzialmente. E’ chiaro che se abbiamo l’aspettativa che il momento di felicità duri in eterno, stiamo creando un’idea un tantino utopistica. Ma da qui a evitarla per non assaporarla per farne a meno un domani, è un altro discorso.

Oltre alla propensione alla lamentela, senza la quale molti si sentirebbero persi, incerti su chi sono, esiste come afferma l’articolo la ben più insidiosa paura di assumere le proprie responsabilità. Finchè abbiamo un nemico che ci sovrasta non siamo tenuti a lavorare sulla nostra assertività, possiamo spostare sugli altri il nostro malcontento, inventarci più storie dei romanzieri, infittire gli alibi di articolate e immotivate giustificazioni, per non ammettere che essere responsabili di sè stessi è davvero un grande impegno; è quello in fondo di crescere e diventare adulti, così come il saperci muovere nel mondo. Quello che non si percepisce mai nell’assumere le proprie responsabilità è la bellezza del senso di libertà che ne deriva, la leggerezza di camminare sulle acque della nostra vita. E comunque sarà minore, semmai ci dovesse essere un rimpianto, averci provato piuttosto che non aver tentato abbastanza o affatto. Averla vissuta la felicità piuttosto che averla evitata per non saperne poi più farne a meno.

“…forzarsi a non provare niente, per non provare qualcosa ..che spreco!” (Call me by your name)

Rebecca Montagnino

https://www.vanityfair.it/benessere/what-women-want/2020/07/28/cherofobia-la-paura-di-essere-felici-come-gestirla-e-superarla

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