CAMBIA/MENTI DIFFICILI: il ruolo delle dissonanze cognitive
“..il mio analista mi aveva avvertito su di te..ma eri bellissima e allora ho cambiato analista” (W.Allen, Manhattan)
Cosa c’entra, direte voi, una frase di W.Allen sotto le merendine? Entrambi hanno a che fare con una tentazione che la nostra mente percepisce come irresistibile, tanto da trovare un modo per ingannarsi e assecondare tale desiderio. Tale processo si chiama dissonanza cognitiva.
In questo post andremo a capire cosa sono le dissonanze cognitive e come siamo abili a metterle in pratica, specie nel comportamento alimentare. Precedentemente ho divulgato la campagna di sensibilizzazione dell’OMS verso i disturbi del comportamento alimentare. Avevamo visto anche come sia sempre più richiesto il contributo dello psicologo laddove il cambiamento preveda un cambiamento nell’atteggiamento mentale e nello stile di vita. Quello che non è evidente spesso, soprattutto da coloro che stanno attorno ai pazienti che per motivi di salute devono applicare tale cambiamento, quanti aspetti coinvolga oltre quello puramente alimentare: quello sociale innanzitutto. Le campagne di sensibilizzazione hanno infatti lo scopo di coinvolgere l‘entourage del paziente per aiutarlo e farlo sentire meno escluso, quanto per evitare l’aumento delle tentazioni. Il supporto esterno come sempre è importante, tanto più in un campo così legato allo stare insieme.
I cambiamenti ancora riguardano il modo di dover far la spesa, quello dedicato alla preparazione dei cibi, il cambiamento nei tempi dei pasti, come la precisione del tempo per la somministrazione delle cure. E’ un momento di grande sconvolgimento che più di tutti richiede un cambiamento nell’atteggiamento mentale. Quando dobbiamo cambiare un’abitudine maladattiva, di qualsiasi genere sia, dal fumo delle sigarette, al tempo in cui sostiamo davanti la tv a quello speso sui social, siccome ci rimane difficile modificare il comportamento, andiamo a cambiare le convinzioni che stanno alla base. Ci creiamo cioè delle nuove convinzioni facilitanti o alibi che permettono di mantenere quella condotta. Ad esempio pur sapendo che dobbiamo andare a correre, procrastiniamo quel momento convincendoci che fa ancora troppo freddo, che torniamo tardi dal lavoro, che il posto non è comodo, che le scarpe che abbiamo non vanno bene. Tali convinzioni non sono del tutto errate, ma sono scuse soprattutto create ad hoc per pulirci la coscienza e continuare a perseverare in qualcosa che sappiamo essere non produttivo per noi. Vengono definite dalla psicologia cognitiva dissonanze cognitive e per quanto non difficilissime da scoprire, vengono attivate in modo automatico ed inconscio. Il loro risultato è il mantenimento di un comportamento non sano di cui però siamo fieramente autocompiaciuti, come nel proverbio la volpe con l’uva (vorrei ma non posso, non riesco, non dipende da me). Probabilmente mentre leggete queste righe, ne avrete scovate un bel pò dentro di voi.
Nel caso del comportamento alimentare la questione è abbastanza frequente: la restrizione della dieta crea un nuovo bisogno; ciò che non si può fare attiva mentalmente il desiderio di farlo. La mente a forza di registrare quell’impulso, non sapendo discernere il reale dall’immaginato, crea lo stimolo della fame. La foto che ho introdotto sopra è un modello di come questo avviene: la scarsità di un prodotto o il fatto che andasse a ruba subito crea un bisogno virale. Tutti gli danno la caccia. I fortunati, se lo trovano, hanno però le dosi prescritte, come i tossicodipendenti con il metadone. Per quanto stia crescendo l’allarme per i junk food, stiano ponendo la tassa sulle bibite zuccherate e la messa in discussione della dieta mediterranea, troppo ricca di zuccheri, le dissonanze cognitive se rafforzate dalla reclamizzazione di cibi tossici non aspettano altro. Qui di fianco potete linkare un articolo su una recente ricerca circa il ruolo dell’ippocampo e quindi della memoria. nel bisogno di cibo spazzatura che spiega neurologicamente ciò di cui stiamo trattando http:// https://www.quotidiano.net/magazine/cibo-spazzatura-1.5039169
Peccato invece che non si faccia pubblicità virale su quanto sia importante l’attività sportiva e uno stile nutrizionale più sano, importanti per le nostre menti come per il nostro corpo, sia per la prevenzione che la cura di molte malattie. E quindi non ci resta che allenarci da soli con una buona dose di forza di volontà…la bella novità è che tutti l’abbiamo, basta iniziare a praticarla! Ho aggiunto infine un articolo sul nibbling (compulsione alimentare), che ho considerato molto pertinente all’argomento.
Rebecca Montagnino
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