NOI, VITTIME DEL NARCISISMO

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Ho cercato fin ora di leggere il Disturbo Narcisistico di Personalità da ogni punto di vista, da quello psicologico, a quello sociologico, dal punto di vista di chi ne soffre, dal mio in qualità di terapeuta.

Ritengo doveroso a questo punto, mettermi nei panni di chi l’ha subito, che sono anche i miei, raccogliendo la sofferenza che io stessa ho vissuto e che ho visto in tanti sguardi smarriti e disperati di chi ne restava vittima.  Non per colpevolizzare chi ce l’ha, quanto per dar voce a quegli Echi rimasti silenziosi e taciuti di coloro che sono stati travolti da un dolore incomprensibile, all’interno di una relazione narcisistica.

Inoltre è esprimere il malessere di tutti quelli che, vivendo in questa società, non si ritrovano più, soffrono di disagio esistenziale,  perchè sentono l’umanità diventare sempre più egocentrata ed impassibile. In qualche modo ci stiamo tutti dentro, vittime e carnefici, spettatori capitati per caso in quest’epoca storica a convivere con la mancanza del sentire, bambini iperproblematici che ne sono la conseguenza, adolescenti eterni che non si affacciano mai all’età adulta. Ricordiamoci infatti che la relazione narcisistica non intacca  solo la sfera affettiva, ma può esser presente anche in tutti i campi relazionali, da quello professionale/lavorativo, sportivo, hobbistico, nell’amicizia, come nei gruppi (secondo Freud in “Psicologia delle masse e analisi dell’Io”, anche nelle folle).

 

 

Tutto quello che ho scritto fin ora, lo penso, sia per come giudico con spavento gli effetti e le conseguenze di questo modo di vivere narcisista, sia per la pena immensa che provo per chi ne soffre. Perchè in fondo sono loro le prime vittime. Non si può non convenire che un essere umano incapace di amare e di essere amato, è destinato a una grave perdita, di Sè e della sua felicità. Chi non sa riconoscere o non sente le sue emozioni, è destinato, come in un girone dantesco, a volteggiare in eterno tra feroci attacchi di biasimo contro se stesso, a deliri onnipotenti di presunzione, che si alternano con la velocità della luce. Come afferma Filippini a tal riguardo: ” Piacere, gioia, amore, affiorano infatti in lui con l’inquietudine umiliante del bisogno” e pertanto devono essere annientati, evitati, rifuggiti, triangolati.

Poi ci sono le vittime vere, quelle predisposte, quelle che credono che amare vuol dire dare tutto e che finiscono con il perdere la loro identità, per regalarla all’altro, con l’unico scopo di farlo brillare. Vengono inizialmente “intrappolate” dalla sensazione magica di aver trovato qualcuno a cui possono finalmente affidarsi e  di cui fidarsi. Qualcuno con cui condividere.

Ma annullarsi per l’altro, non solo non basta, se ne viene anche aggrediti, persino odiati, perchè viene visto dai narcisisti come un segno di debolezza o di una capacità di abbandonarsi ai sentimenti, che loro non possiedono. Spesso in un attimo si passa dal Paradiso all’Inferno, la sensazione è quella di esser messi all’improvviso fuori. Fuori dai pensieri, fuori dai ricordi, fuori dalla porta, fuori dai piedi. E quasi mai c’è  un motivo o una causa.  Infatti Brunelli, lo definisce  trauma da narcisismo, disturbo reattivo ad una relazione narcisistica già molto analizzato negli Stati Unitile vittime di un narcisista è come se fossero state contagiate da un virus psichico. Perdono le loro difese immunitarie nei loro punti deboli. Vi è poi un forte crollo dell’autostima per cui ci si sente incapaci, insicuri, in quanto appare inconcepibile di essere stati trattati con tanta violenza psicologica dalla persona amata. .” www.francescasacca.it/blog-psicologia . Sempre Secondo Filippini : “…l’altro sentirà smentita la propria realtà. Talvolta la cosa peggiore che si crea sono i silenzi, l’estraneità che improvvisamente si svela. Altre volte può essere un non sentirsi considerati , fino a un non essere visti, da dentro attraverso un senso di impotenza e disorientamento; da fuori attraverso un senso inquietante di instabilità.” (definito anche da Jeamnet come “odio bianco”, per cui si intende un continuo misconoscimento degli stati d’animo altrui)

A volte si prova  una sensazione di oppressione, di terrore, si vorrebbe fuggire via e  in un certo senso vorremo essere noi, quelli a chiudere l’altro fuori la porta. Tentiamo di opporci alla facilità con cui ci sentiamo minacciati di essere sostituiti. Solo che sono attimi di acting out di orgoglio, che poi si dissolvono, la rabbia dell’altro torna indietro come un boomerang in piena faccia. Si dicono cose che non si vorrebbero dire, più per provocazione, perchè l’altro ci ha contagiati;  per fare qualcosa e smettere  di sentirsi così passivi e impotenti. Ma poi si ritratta quando si capisce che era solo un’alleanza con la nostra zona d’ Ombra,  un lasciarci trascinare dal male dell’altro, che di fatto non fa che aumentare la sua  zona d’Ombra. E’ una rabbia reattiva, non proattiva. Il narcisista non vuole sentirsi in colpa o ammettere di aver sbagliato, nemmeno con se stesso, non regge la sua imperfezione, è subito pronto a rigirare la situazione con una logica estrema e razionale, un rovescio preciso e fortissimo. Di nuovo per chi la subisce, la sensazione di freddo, la terra sotto i piedi che viene a mancare, l’odio per se stessi, per non aver taciuto per l’ennesima volta. Ma non sono le vittime a creare la crisi, se lo pensano è perchè il rovescio del narcisista nasce da una deresponsabilizzazione acuta e  crudele.

Talvolta  ci può sembrare di impazzire davanti  all’alternarsi di identità del narcisista. In alcuni casi può essere diverso nell’aspetto, nell’odore, persino nel nome, come  nei valori, nella sensibilità. Come parti di se isolate e non amalgamate, che non comunicano l’una con l’altra. E’ quell’assurdo di cui parla tanto bene Lowen, nel Narcisismo. Alle vittime non resta che restar lucidi e questa lucidità è d’altronde   sempre accompagnata dall’ansia, perchè si vivono anche i momenti belli inquinati dall’instabilità, con  l’attesa di una nuova scossa di terremoto. Più o meno forte, più o meno devastante. E non ci si può far nulla, perchè la cosa peggiore è che non dipende da noi, ma da una patologia e  non da un semplice  problema dell’altro.

La forza non è mai abbastanza, anzi può essere usata contro le vittime, per farle crollare e riprendere così il potere perso, renderle deboli.  Solo così  per il narcisista è possibile  potersi abbandonare nuovamente  ai sentimenti, ridivenuti ora più tollerabili.

Quello che in genere la vittima fa è lamentarsi del proprio carnefice, senza vedere le componenti che attiva lei stessa dalla sua personalità e che la fanno cadere nella dinamica narcisistica.

Si può amare un narcisista? Si, perchè sa essere anche straordinario e colmare quel senso di fusione che in fondo ognuno agogna sin dalla nascita. Diverso è: si può avere una relazione d’amore con un narcisista? Forse, se si considera  in ogni istante che chi soffre di DNP, teme e rifiuta l’intimità, necessaria in una relazione affettiva, che non è in grado di soddisfare i bisogni dell’altro, se non con uno scopo  manipolativo. Meglio dire, che non è capace di amare l’Altro. Significa che si dovrà rinunciare a vivere pienamente un sentimento,  perchè l’altro ha difficoltà a farlo, in quanto teme e poi rifiuta il flusso di un coinvolgimento forte.  Dipende poi ..dipende dal grado di gravità, da quanto il narcisista sia  consapevole di  esser  grave. Da quanto è pronto a mettersi in discussione, da quanto è in grado di veder il quadro di se stesso che non gli piace ( si , come Dorian Gray).

Dipende ancora prima, da quanto chi lo subisce, capisce  realmente cosa sta avvenendo e come sta realmente, da quanto il suo benessere viene compromesso, da quanta spontaneità gli resta. Soprattutto, e qui sta il vero dramma, quanto abbia superato il proprio narcisismo, quanto sia Autonomo, Equilibrato, Consapevole, Risolto. Quanto abbia elaborato la propria ferita narcisistica, quanto abbia integrato nella sua personalità la rabbia e l’aggressività, necessaria per sapersi allontanare quando il rifiuto/attacco dell’altro  diventa eccessivo.

L’idea e l’immagine che mi viene a questo proposito,  è quella di un Albero -sarà per questo che a yoga è una delle posizioni più difficili per allenare  l’equilibrio. Non solo, viene fatto chiudendo gli occhi, perdendo così ogni punto di riferimento visivo esterno, che in genere ci aiuta a mantenerci in piedi. Occorre pertanto prendere i nostri riferimenti interiori e renderli ancora più saldi attraverso un allenamento costante ( alla fine ci riuscirò, ci riuscirò, ci riuscirò): l’equilibrio fisico non  è altro che lo specchio di quello interiore.

Dall’equilibrio nasce la nostra forza, nelle esperienze di vita che ci hanno insegnato a restare in asse nonostante tutto, ad avere isole di autonomia emotiva in cui rifugiarci e ricaricarci.

Il gioco  perverso deve esser chiaro, perchè sennò si rischia di capire troppo l’altro e i suoi bisogni narcisistici, mettendo a rischio la propria salute mentale. Mancando l’empatia nell’altro, si crede che rafforzando la propria, si possa arrivare a non subire la freddezza e la perdita, ma l’empatia diviene troppo di frequente,  solo una giustificazione indulgente degli attacchi subiti . Trovo invece che l’empatia dovrebbe essere sempre, tanto più in una relazione narcisistica, come la seguente definizione che ne dà R.Filippini: “.Significa sentire ciò che sente l’altro e intanto seguitare a essere se stessi, per essere presenti e attivi. Occorre saper contenere le emozioni prima dentro di sè, per saperle contenere nell’altro..la possibilità di perseguire propri scopi e sentirsi diversi e separati dall’altro senza soffrirne eccessivamente; capire come l’egoismo sia  il contrario e l’antagonista dell’egocentrismo”.

 

Rebecca Montagnino

 

BIBLIOGRAFIA:

-Il narcisismo, A.Lowen

-Avventure e disavventure del narcisismo, R.Filippini

– Sindromi marginali e narcisismo patologico, O.Kernberg

– Narcisismo e analisi del Se, H.Kouht

– I serial killer dell’anima, C.Mammoliti

 

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Una risposta

  1. www.fabtravel.it ha detto:

    Tutto vero e condivisibile.
    Purtroppo pero’ non e’ modificabile a livello sociale ed anche individualmente e’ molto difficile anche solo ridimensionare il fenomeno per via dei continui tambureggianti bombardamenti di “istigazioni” al narcisismo che ogni giorno colpiscono anche le corazze piu’ spesse e consapevoli.
    Il narcisismo infatti, per come la vedo io, e’ un fattore essenziale del consumismo; E’ il terreno dove il consumismo affonda le sue radici; Senza un esagerato culto dell’io perderebbero di significato le mode, l’ipertecnologia e tutto l’ultrasuperfluo. La domanda interna – come gli economisti la definiscono, ma che potrebbe essere definita come livello di narcisismo – crollerebbee questo “meraviglioso sistema” andrebbe in crisi Il narcisismo e’ essenziale a questa societa’ e per avviare fin dall’infanzia gli individui delle societa’ consumistiche, i sistemi scolastici di questi paesi adottano dottrine pedagogiche improntate particolarmente attarverso l’esasperazione dello sviluppo della personalita’ e del carattere che sfocia – grazie al non indifferente apporto di tv, cinema, videogames, musica e social – nell’egocentrismo e quindi nel narcisismo.

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