TRY BETTER NEXT TIME

Ridimensiona il testo-+=

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Questa volta la traccia con cui ho introdotto il post non è da accompagnamento alla lettura, quanto l’introduzione e ho messo il testo perchè potesse essere comprensibile a tutti. La musica fuorivia dal concetto basilare del testo, che vede un mondo probabilmente distrutto dagli uomini, in cui gli animali ne diventano i protagonisti. Volevo salutare così la fine di questo 2022, anche con la presenza di chi grazie alla sua Arte l’ha reso per me indimenticabile. Se amo i Placebo così infinitamente è anche perchè abbracciano i miei valori e la mia sensibilità.

David Tozzi, “à l’endroit, à l’envers”

E’ un testo che ci fa riflettere sulla responsabilità che ognuno di noi ha verso il mondo che lo circonda. Verso sè stesso in primis, verso gli altri e verso il pianeta che abita. Mai come in questo momento la presa di coscienza dovrebbe essere così forte e così veloce. Eppure il covid, la guerra, la crisi energetica, il clima che collassa, sembrano non sfiorare la consapevolezza di molti.

Responsabilità e consapevolezza sono due parole che amo, assieme ad empatia, probabile siano i miei tre valori principali e pensandoci, sono tra loro interconnessi. Senza consapevolezza di sè non c’è responsabilità, nè empatia. Sono tre pilastri che dovrebbero essere chiari come focus nella vita di ognuno di noi, come impegno nel migliorare sè stessi, attraverso la conoscenza di sè, cercando di fare del proprio meglio, magari facendo anche la “differenza” nell’esistenza che ci è donata e che attraversiamo. Non c’è più tempo per procrastinare, oziare, giocare, restare indifferenti, ognuno di noi è responsabile e deve esserlo per sè stesso e per coloro che lo circondano.

Ogni irrisolutezza non solo ricade nelle nostre vite, rendendocele difficili, tristi, apatiche, vuote, malate, insoddisfacenti, ma ricade sul benessere collettivo. Ogni irrisolutezza viene pagata prima o poi da chi incontriamo, nonchè dal mondo a cui restiamo in-sensibili; indugiare troppo a lungo nel proprio malessere, restare fermi, divien così sempre meno accettabile. Il tempo del piano piano è finito, oggi è veloce veloce, come veloce è il tempo che passa- tempo troppo spesso sprecato. Diviene impellente risolversi il più possibile in un mondo che ci ha tolto le false illusioni, come un tappeto da sotto i piedi ci ha strappato le certezze. L’unico modo per restare in bilico, è trovare quanto prima un equilibrio, sforzarsi, impegnarsi, sbarazzarci della confort zone, aprirsi mentalmente ed emotivamente, ritrovare il contatto con il nostro corpo. Più saremo equilibrati, più le nostre energie potranno liberarsi per altri compiti e altre persone, allargando il beneficio alla collettività.

Più saremo risolti, più lasceremo dietro di noi quando ce ne andremo, non dico maggiore bene, ma forse meno malessere. E questo sarebbe già un grande traguardo partendo anche nelle cose più piccole; ciò che non risolviamo impatta sul prossimo, sull’ambiente, su tanti piccoli gesti che ci sembrano inutili, ma che come una goccia possono fare molto. Abbiamo la fortuna di abitare in una parte del pianeta in cui abbiamo più privilegi che in altre parti, invece di sfruttare questo vantaggio, ci crogioliamo nei nostri problemi, aspettando che qualcuno o qualcosa arrivi a risolverli, spostando sempre all’esterno le responsabilità, attendendo Godot in qualche modo. Non fare nulla oggi non è più sinonimo di non fare male, significa restare fermi, indolenti spesso, ignavi, contribuendo senza esserne destabilizzati, a ciò che non funziona. Abbiamo diritto quanto dovere a metterci a posto per noi, per quel dono che si chiama vita che ci è stato dato, per il vantaggio di vivere comunque liberi.

Come diceva J. Hillmann in In cent anni di psicanalisi e il mondo va sempre peggio: oggi in terapia va di moda il bambino interiore. In questo consiste la terapia, si va indietro fino all’infanzia. Ma quando ci si volge indietro, non si guarda intorno. Questo viaggio a ritroso costella quello che Jung chiamava l archetipo del fanciullo. Ora l’archetipo del fanciullo è per sua natura, apolitico e privo di potere, non ha nulla a che fare con il mondo politico. E così l’adulto dice “bene riguardo al mondo cosa posso farci? E’ una cosa più grande di me , ecco cosa dice l’archetipo del fanciullo. “tutto quello che posso fare è entrare in me stesso, lavorare sulla mia crescita , al mio sviluppo, trovare dei buoni gruppi che mi allevino, che mi sostengano. Ma questo è un disastro per la nostra politica, per la democrazia…”. Con questo splendido testo, Hillmann non voleva, nè tantomeno lo voglio io, sminuire l’importanza della psicanalisi (ricordiamo che lui è stato uno dei massimi esponenti del pensiero junghiano del secolo scorso), quanto mettere in guardia dai pericoli che un eccessivo ripiegarsi sui propri problemi personali, rischia di limitare la visione dei problemi del mondo. Ho sempre convenuto su questo punto ( e in questo il lavoro di gruppo è fondamentale), che la terapia dovrebbe unire il lavoro su di sè con il lavoro Con gli altri, proprio per non rafforzare l’odierno individualismo. Un essere risolto se non si risolve anche a livello relazionale, non è mai totalmente risolto.

Questo non vuol dire che la vita debba essere solo un impegno, per quanto se così fosse in fondo non sarebbe poi tanto di sbagliato. Quel senso di consapevolezza, di connessione allo stesso modo può farci vedere la bellezza che abbiamo dentro, aprire questo sentimento a chi incontriamo, perchè è la connessione con gli altri e le cose che ci circondano ciò che ricorderemo domani e ciò per cui verremo ricordati. Quindi chiudo con questo post a fine anno, non con l’ unico intento di riprendere il “wake up” come nel testo, ma con la speranza che non dobbiamo riprovare la prossima volta ciò che come umani stiamo fallendo, che invece consapevolezza, responsabilità ed empatia, ci permettano di farlo già da ora, non prima o poi, non dal prossimo anno, ma da ora.

WE CAN BUILD A NEW TOMORROW , TODAY” (Placebo, Speak in toungue)

Buona anno a tutti

Rebecca Montagnino

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