IL POTERE EVOLUZIONISTICO DELLE EMOZIONI: LA RECIPROCITA’
“Le emozioni ci hanno guidato con saggezza nel lungo cammino dell’evoluzione” Daniel Goleman
Tutte le emozioni come detto molte volte e come comprovato scientificamente, hanno avuto ed hanno un potere evoluzionistico. Se non avessimo provato paura dei leoni, ci saremmo lasciati sbranare, se non avessimo sentito dolore ci saremmo estinti, se non avessimo esperito attaccamento, i legami affettivi non sarebbero evoluti ed ancora se non avessimo provato gioia come esseri umani nelle novità e nel cercare di replicare il piacere, non avremmo fatto scoperte. Così come se non avessimo provato il disgusto, avremmo ingerito cibi tossici, se non avessimo provato rabbia non ci saremmo allontanati da situazioni spiacevoli. Le emozioni proprio perchè immediate hanno permesso le reazioni immediate affinchè l’uomo reagisse subito dalle situazioni pericolose non si estinguesse Ogni emozione “bella” o “brutta” che sia ha contribuito a suo modo all’evoluzione del genere umano.
Cosa accade quindi se l’umanità in gran parte smette persino deliberatamente di provare emozioni o ne abbassa l’ascolto ?
LE EMOZIONI SONO INDIZI. Il fatto che uno dei più diffusi problemi oggi sia la scarsa motivazione è anch’esso legato all’annebbiamento del sentire. La radice della parola e-mozione indica ricordiamo, il muoversi verso qualcosa: l’io si spinge verso l’esterno alla ricerca di soddisfare un suo bisogno. Il rilascio di determinati ormoni e neurotrasmettitori in seguito, ci dà il feedback di quella data esperienza. Se questo sorta di bussola non funziona più (o se decidiamo di spegnerla) molti dei segnali indicativi e che ci orientano nel mondo, spariscono. Ci resta unicamente una facoltà di percezione cognitiva per comprendere gli accadimenti del mondo e di cosa accade negli altri, l’intuizione se così si può definire, passa solo attraverso un’interpretazione concettuale.
In tal modo capiamo gli altri, immaginando ciò che provano o pensano, attraverso la nostra stessa esperienza, interpretando con i “nostri” schemi cosa possa passare dentro la loro mente. Ma non sentendoli.
I NEURONI SPECCHIO E IL LORO CONTRIBUTO EVOLUTIVO. I neuroni specchio che sono attivi sin dall’infanzia e ci permettono di capire attraverso la risonanza, sono stati fondamentali per la nostra evoluzione. Se diminuisce come sta accadendo il contatto e l’ascolto emotivo non si attivano più velocemente come dovrebbero, abbassando la nostra facoltà di immedesimazione nell’altro.
Già da bambini in realtà siamo abili nel provare fiducia o diffidenza verso gli altri attraverso la lettura che facciamo del loro stato emotivo. Prima di un anno si è visto che difronte ad un’esperienza di dolore dell’altro, controlliamo se proviamo lo stesso dolore, mentre ad un anno e mezzo siamo in grado di differenziare le due esperienze. A due anni siamo già in grado di confortare l’altro. Questa prima forma di empatia si è evoluta quindi dando la possibilità di leggere le emozioni altrui dall’espressione del loro viso al fine di renderci capaci di comprendere come interagire con l’altro.
L’empatia è persino presente nel regno animale in cui crea uno stato di “contagio emotivo”; gli animali si muovono in branco, le formiche collaborano tra loro, gli uccelli volano in stormi. Pensiamo ad esempio al pianto in un bambino che attiva automaticamente quello di un bambino vicino o dai bambini che parlano due lingue diverse e sanno sintonizzarsi comunicando lo stesso molto naturalmente.
Questo sentimento ha contribuito nell’evoluzione a raggruppare le persone, consentendo la condivisione di uno stato di intimità e protezione gli uni verso gli altri.
Ricordiamo che impariamo per imitazione, in questo senso l’empatia ci permette di ripetere ciò che vediamo fare gli altri e questo comportamento innato è stato fortemente necessario per l’evoluzione. Quando viene abusato, come oggi, a causa di un eccesso di bisogno di appartenenza o accettazione del branco, l’originalità della personalità viene sminuita e si rischia di divenire dipendenti dal giudizio altrui, evitando qualsiasi opinione e persino emozione che rischia di essere giudicata sgradevole dall’altro e compromettendo così il nostro senso di inclusione (stare dentro). Se questo è un sentimento molto comprensibile e presente durante l’infanzia, diviene in genere meno necessario con l’età adulta. Eppure quanto persone oggi senza rendersene conto hanno idee, condotte che mirano ad evitare l’esclusione (stare fuori)???
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IL POTERE DELLA RECIPROCITA’. “Ciò che abbiamo dentro di noi determina il modo in cui ci relazioniamo tra di noi”, afferma F.F Campelo nel sui libro “La mappa delle emozioni”. Dai neuroni specchio nascono sentimenti quali la gratitudine, il piacere di ridare, creando un circuito di reciprocità con l’altro, garante dei legami e del senso di attaccamento. Quando ci sentiamo accuditi proviamo il bisogno di reciprocità o di REPLICA, per cui tendiamo naturalmente a voler collaborare e provare un senso di piacere quando aiutiamo il prossimo. In queste situazioni rilasciamo ossitocina, l’ormone indispensabile per i contatti umani e per creare il senso di fiducia.
La reciprocità è importante altresì al contrario, ossia quando non riceviamo o veniamo esclusi e sentiamo una tristezza profonda. Anche questo dolore può essere utile ai fini evoluzionistici, ci permette infatti di trovare soluzioni, di imparare a difenderci, così come di migliorare e sviluppare maggiormente l’autonomia.
Chiaramente quando parliamo di potere evoluzionistico ci riferiamo a stati in cui le emozioni servono a spingere e valorizzare l’efficacia della persona, quando si diventa schiavi di un bisogno invece, è ovvio che lo scopo non solo non è raggiunto, ma è segno di un disturbo nella personalità.
IL SIGNIFICATO ESISTENZIALE DELLE EMOZIONI
.”L’emozione considerata come un disordine senza legge, possiede un significato proprio, e non può essere colta in sè senza la comprensione di questo significato” Jean Paul Sartre
Se è vero che ogni emozione ha un ruolo evoluzionistico è altresì vero che ogni emozione ha un suo significato; pertanto non esistono emozioni giuste, sbagliate, appropriate o meno, positive e negative, tutte hanno un loro motivo di esistere. GALIMBERTI afferma in proposito: “Tutte le emozioni hanno un significato e quando sono spogliate dal loro significato non è possibile comprenderle”
Tornando al discorso della reciprocità la rabbia ad esempio potrebbe essere una copertura di un dolore alla base, causato da qualcuno che ha ferito un nostro valore, un nostro sentimento. La risposta che diamo a volte è di vendetta, che non significa che sia la risposta ottimale, ma che dietro ci sia il bisogno di ridare all’altro qualcosa che ci ha toccato nel profondo.
Forse una difficoltà attuale a gestire le emozioni risiede nel fatto che siamo abituati a bramare di trovare soluzioni immediate, pillole magiche che ci facciano sentir meglio. A volte invece se un’emozione anche scomoda persiste, ha una sua “ragione”, quella di farci ascoltare maggiormente noi stessi. Non significa crogiolarsi in quello stato o restare dentro quel malessere: la verità è che esiste un equilibrio, individuale, basato sulle circostanze, per cui non c’è una formula vincente o un protocollo a cui attenersi, ogni volta va bilanciata in base al qui ed ora. Come abbiamo imparato a riconoscere quella soglia tra il poco e il troppo in altri aspetti della vita, come il mangiare, il dormire, dobbiamo impararlo anche per il sentire.
Per questo è un bene essere in contatto, ascoltare le emozioni, capire perchè certe sensazioni si sono attivate; ci danno in tale maniera la possibilità di gestirle, non di esserne preda.
LE EMOZIONI CI DENOTANO.
Avrete notato che una persona poca emotiva in genere “arriva” meno, la sentiamo meno, la ricordiamo meno, in qualche modo ci sembra di non accedere al suo mondo interiore e abbiamo difficoltà a capirla. Le emozioni infatti colorano il nostro vissuto, senza sarebbe come vivere un film in bianco e nero, privo di sfumature; denotano la nostra personalità, le nostre preferenze, i nostri gusti. Tracciano in qualche modo la mappa delle nostra identità, dei nostri ricordi e del ricordo che lasciamo negli altri. Senza emozioni è come non avere odore, un pò come nel famoso libro “Profumo” di Suskind
Già autori come A.Lowen (per chi volesse “Il narcisismo e l’identità rinnegata” è un’opera dell’autore che sottolinea l’anticipazione dei tempi attuali) e W.Reich quasi un secolo fa, avevano preavvertito che la società futura sarebbe stata una società sempre meno in contatto con le sue emozioni, ma di certo non potevano ipotizzare a quale punto lo sarebbe diventata. Evidenziavano la pericolosità di vivere in tal modo ( anche Orwell in fondo in 1984) e l’aumento delle patologie fisiche e psicologiche che ne sarebbero derivate.
Se non sento infatti non posso nemmeno difendermi infatti da qualcosa che mi fa male, plasmo i miei bisogni non in base al mio sentire, ma in base a condizionamenti esterni e ciò che mi fa bene o male diviene sempre meno chiaro e meno immediato il mio intervento per modificare l’eventuale situazione.
MA PERCHE’ LE EMOZIONI OGGI STANNO SPARENDO? Le emozioni oggi vengono semmai gettate fuori con spudoratezza sui social, scambiando quella compulsione a condividere ogni parte intima di sè con autenticità; vengono esibite sulla piazza del web, usate e mercificate dal mondo della pubblicità e della vendita che ci sommerge. Ma non hanno a che fare con l’anima e con il bisogno di stare dentro quell’anima, che proprio a causa di questa visione individualista enarcista ne han prosciugato il vero impeto e il reale significato.
Perchè l’aridità emotiva è diventata così comune? Principlamente perchè siamo disconnessi con il nostro corpo, con i nostri sensi, con la nostra parte più intima e introspettiva… Perchè le emozioni sono anche “scomode” per chi ha vissuto anni scollato da esse, perchè richiedono un esposizione di sè molto più forte, perchè si teme di soffrire, si teme di arrabbiarsi, si teme un pò tutto in realtà ciò che fa uscire fuori il nostro Io senza controllo, che alza il livello di tensione, le onde elettroencefalografiche. Ci butta a calci fuori dalla confort zone insomma. Perchè forse potrebbero metterci in ridicolo, perchè prospettano l’eventuale vergogna che l’altro veda ciò che nascondo, perchè fanno sentire vulnerabili (anche se umani), perchè più di tutto rischiano la disapprovazione.
E la verità è che a volte questa conta molto, molto, ma molto più del nostro sentire…
Rebecca Montagnino
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