Errori di valutazione
Siamo nell’era dei like, che altro non sono che continue richieste di valutazione. Andiamo al ristorante, in un hotel, a visitare una mostra e ci viene chiesto di valutarla in base ad alcuni requisiti, a volte quando stiamo ancora vivendo quell’esperienza. Compriamo un prodotto sul web e ci viene chiesto di recensirlo. Conosciamo persone sui social e ci sentiamo di doverle valutare dentro di noi. Tutto che scorre velocemente, senza il tempo necessario per riflettere e finisce che rispondiamo in modo superficiale o poco attento. Il che non sarebbe un problema: che importanza ha se metto una stellina ad un negozio che magari ne meritava due? Nessuna in fondo, non è un affare di stato. Però forse rischiamo di non valutare giustamente il negozio e secondo ci abituiamo non tanto alla fretta nel valutare, quanto al farlo male e senza cura. Ci abituiamo a non pensare al perchè rispondiamo e valutiamo in un certo modo, facendolo distrattamente. Così magari diamo più attenzione a cercare pedissequamente requisiti per cose che non hanno importanza, dimenticando che invece scelte importanti lo richiederebbero di più. Ci sbattiamo affinchè un hotel abbia la stanza giusta per tre giorni, seguiamo una persona su Instagram solo perchè è carina…il che ci può stare, fintanto che non scambiamo quel “carino” per la somma delle caratteristiche sufficientemente desiderabili e conoscitive di una persona.
Di sicuro il bombardamento quantitativo di valutazioni a cui ci sentiamo di dover rispondere è diventato così massiccio da aver alterato la nostra capacità di valutazione da un punto di vista della qualità. La fretta genera una richiesta ansiogena e superficiale, tanto da sollecitare eccessivamente i nostri criteri da elementi troppo soggettivi o modulati eccessivamente dall’esterno. Come se mancasse un equilibrio o la consapevolezza di dove sia la linea di confine tra la mia opinione e il condizionamento esterno. Nemmeno arriviamo a riconoscere, in questa costante confusione, quali siano le nostre reali competenze e quanto siamo capaci di usarle nel saper valutare.
Molto spesso una domanda che mi viene fatta riguarda il come fare a valutare. Premesso che saper valutare non è facile e che ricordando una citazione di Alain de Botton, tutti aspireremmo a sapere quando incontriamo qualcuno se metterlo nella lavagna dei buoni o in quella dei cattivi, la notizia è che la nostra capacità di giudizio dipende molto dai criteri che abbiamo (o più spesso non abbiamo), i quali a loro volta fondano le nostre aspettative. Non esiste una scelta che non abbia quindi qualche rischio, così come qualche sorpresa, non c’è mai un certificato di garanzia che sia davvero così. Basta pensare che nel mentre, le situazioni o le persone cambiano, non si è mai al riparo dalle avversità o dagli imprevisti (il coronavirus insegna). E’ la vita; se temiamo quindi che la nostra scelta possa rivelarsi sbagliata, stiamo partendo con un bisogno di controllo insensato, semplicemente perchè non è reale.
Non solo, le convinzioni generano le aspettative e queste determinano la nostra risposta di tolleranza alla frustrazione. Ognuno possiede una sorta di indicatori di valutazione, alcuni scelgono l’intuizione, per altri è l’esperienza passata, il problema è quanto questi siano accurati, attendibili nel tempo? Non solo, lo vediamo oggi che il mondo sta cambiando, quanto velocemente ci viene richiesto di agire comportamenti nuovi e attivare un problem solving veloce, flessibile e disposto ad esser cambiato. I nostri criteri infatti dipendono tanto dalle convinzioni che abbiamo, come dallo stato in cui ci troviamo in un dato momento. La stessa fisiologia condiziona le nostre scelte e ancor prima influenza le nostre valutazioni. Il problema soprattutto nasce quando mancando un indice referenziale interno, lo spostiamo all’esterno, con la “speranza” che sia quella persona o quella situazione ad indicarci quanto l’esito possa piacerci, essere adeguato o meno. Come alla ricerca di un manuale di istruzione o di un enciclopedia che ci tolga il rischio, possibilmente anche il fastidio, di sbagliare. Ci siamo mai chiesti in base a cosa scegliamo qualcosa o qualcuno??? Perchè e cosa ci motiva a scegliere una cosa piuttosto che un altra? Nel video sopra avete trovato parte della spiegazione su come nascono le nostre valutazioni errate e su come l’eccessiva sensazione di competenza quanto la mancanza di questa, possano portare ad errori valutativi ..
In quest’altro video sotto invece avrete una spiegazione di come ci creiamo le cosìdette prime impressioni. La nostra mente è facilmente condizionabile dalla lettura personale che diamo ai fatti, senza renderci conto di quante variabili soggettive intervengono nell’analisi delle situazioni e delle persone. La tendenza a giudicare dal proprio punto di vista se è un fattore naturale, può divenire anche un elemento limitante. Ci vuole/vorrebbe obiettività quindi, consapevolezza, tanta mente aperta, conoscenza delle proprie convinzioni, riflessione e al contempo problem solving. E non è detto che gli ingredienti per una buona ricetta siano tutti qui. Qualche tempo fa Baricco in un suo bellissimo articolo, rispolverava la bellissima parola audacia…
Probabilmente questo post non vi ha dato risposte, magari ha stimolato solo più domande.. specie se quello che cercavate era il controllo della situazione e l’assenza di rischio. Forse una risposta l’ha data: non ci sono criteri che possono colmare l’esattezza della scelta. Meglio comunque è conoscerli, chiederci più spesso perchè, dare un nostro senso alle cose, osservando al contempo il mondo esterno in modo realistico…senza aspettarci di esser soddisfatti sempre, solo perchè così ci piace e così vogliamo (o così sarebbe giusto che fosse).
Buona visione e ottime riflessioni,
Rebecca Montagnino
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