VICINI ANCHE SE LONTANI
Qui di sotto trovate l’iniziativa dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, Psicologi a distanza per dare sostegno On line in questa difficile situazione. Come me che lavoro anche attraverso i mezzi della rete da anni, altri si aggiungono alla lista ufficiale per poter operare ed essere ancora più presenti per chi necessita di sostegno in questo momento …Oltre all’articolo in fondo al quale trovate un link con la suddetta lista, ce n’è un altro per approfondire argomenti sul sito ufficiale dell’ordine. Infine il video dell’iniziativa sempre sulla pagina Facebook degli Psicologi del Lazio. E’ molto importante come affermo da settimane, mantenere equilibrata la nostra psiche sempre…specie nei momenti in cui la vita ci pone una sfida più ardua. ” La potenza della parola nei riguardi delle cose dell’anima sta nello stesso rapporto dei farmaci nei riguardi delle cose del corpo” Gorgia Quello che viviamo ci spaventa è normale, ci attiva una serie di emozioni intense non sempre gestibili, come pensieri negativi. Ma se il disagio diviene più forte, non titubate troppo…a volte un aiuto cambia la prospettiva. Mi trovate on line assieme ad altri colleghi …’ Vicini anche se lontani Senti di vivere un senso di ansia e paura eccessivo, che ti costringe o limita al di là di una ragionevole percezione del rischio?La comunità professionale degli Psicologi del Lazio ti mette a disposizione una rete di sostegno emotivo, attraverso strumenti di comunicazione a distanza. Consulta l’elenco: Professionisti a distanza Iniziativa di Ordine degli Psicologi del Lazio, in collaborazione con l’Ordine dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri di Roma. Leggi anche il tutorial messo a disposizione dall’Ordine Medici.Abbiamo pazienzaNon stiamo correndo i cento metri, il Coronavirus ci obbliga a posizionarci su un lancio più lungo La terza fatica di Ercole è stata la cattura della cerva di Cerinea. Questa cerva dalle corna d’oro, dalle zampe d’argento e dagli zoccoli di bronzo, sacra ad Artemide, doveva essere presa viva. Ercole la insegue per un anno intero, per poi catturarla nella terra degli Iperborei, un luogo ai confini con l’aldilà, nelle vicinanze di un fiume. La storia della cattura della cerva di Cerinea è una storia di pazienza. Ercole, abituato alle gesta più ardite, costringe la sua intelligenza e la sua forza in un lavoro di resistenza e strategia. Non a caso viene detto che la pazienza è la virtù dei forti.Il lungo inseguimento lo porta ai confini del mondo, quindi a confrontarsi con una situazione limite. Ed infatti ciò che più somiglia alla pazienza è la metafora dell’allargare. Mentre nella fretta c’è un collasso del tempo dell’azione, la pazienza dilata le maglie e fa guardare cosa c’è tra una fibra e l’altra. In questi giorni in cui siamo rapiti e tenuti in ostaggio dalla vicenda che riguarda il Coronavirus, recuperare la cadenza della pazienza può essere un vantaggio. Intanto è una misura controfobica. Nella paura c’è una spinta reattiva, in cui l’organismo si arma per contrastare una minaccia. Quando la minaccia però non è così facile da identificare (per intenderci, non siamo inseguiti da una tigre), oppure – come sta accadendo in questi giorni – cambia spesso natura e fattezza, la paura può diventare uno stato di angoscia generalizzato. Sappiamo che questa tipologia di attivazione dà accesso ad atteggiamenti e comportamenti irrazionali, che hanno la sola spinta a risolverla. Quello che desideriamo quando abbiamo paura è – confusamente, imperativamente – che finisca. Nella maggior parte dei casi, non solo nel caso del Coronavirus, la reattività che nasce dall’angoscia, però, non consente una visione d’insieme che ci permetta di mettere a fuoco e fronteggiare meglio l’oggetto che ci spaventa. Siamo contagiati, ma contagiati dalla paura stessa. Entriamo nella paranoia, dove è così difficile valutare l’entità e il peso di ogni variabile e tutto sembra urgente, grave – molto urgente, molto grave. La pazienza è decisamente fuori moda. Sembra un cappotto di velluto. Ma essere nella pazienza significa, anche etimologicamente, saper sopportare le difficoltà, mantenendo una postura attenta, disponibile, salda. Di questo accadimento che ci sta coinvolgendo tutti sappiamo ancora poco. Seppure frustrante, perché manda a monte tutte le nostre manovre di controllo, dovremmo ammettere che è così. Siamo passati dal crederla poco più di un’influenza a considerarla come la peste. Psicologicamente, abbiamo oscillato, e oscilliamo, tra la negazione e l’ossessione.Vero, complice l’informazione, complici alcuni messaggi ambivalenti che ci riguardano come cittadini. Ma ancor più vero ed essenziale è che non sappiamo, e che abbiamo così difficoltà a tollerare questa sospensione dell’attribuzione di natura e status a questa vicenda. Allora succede che ci si affretti a dare una risposta, con il rischio che sia quasi una risposta qualsiasi, con l’unico merito di sollevarci dal peso del silenzio e del dubbio. D’altra parte non sono più i tempi delle lettere che viaggiavano sui carri, la qualità della comunicazione a cui siamo abituati ci ha reso l’attesa un sentimento scomodo e sospetto. Allora si dice e poi forse si è costretti ad aggiustare significativamente il tiro. Si dice e si ascolta, molto, moltissimo. Come se la moltiplicazione delle voci fosse un’altra misura per contenere l’ansia. La pazienza non è di moda. E non vale la pena di farne un’elegia estetica. Questa situazione, speriamo che finisca presto. Ma accordiamoci su un lancio più lungo per ascoltare, far depositare, riflettere. Per avere un numero sufficiente di riscontri per capire davvero di cosa stiamo parlando, cosa stiamo maneggiando e cosa dovremo maneggiare ancora. Sembra proprio che non siano cento metri. Conserviamo energia per tutta la corsa. Se avete pazienza, noi siamo qui, con articoli, approfondimenti e letture distese! festivalpsicologia.it |
Commenti recenti